Jesús termina su voluntariado en Milan

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Se vi parlo della mia casa mi viene in mente la mia piccola casa di Alcalá de Henares, luogo dove sono nato.

Se vi parlo della mia casa penso al mio quartiere, alle sue strade, alla sua gente. Se vi parlo della mia casa mi ricordo della stanzetta dove abitavo in Englefield Green con il suo verde, con la sua calma. Se vi parlo della mia casa vi sto parlando anche della camera 404 del Foyer Anne Marie Veder de Paris. Se vi parlo della mia casa, dirò che anche un pezzettino d’Antibes della Costa Azzurra fu la mia casa. Se vi parlo della mia casa vi parlo di Milano, città che mi ha accolto quest’anno per fare un volontariato Erasmus +.
Sono un giramondo e, come dice la gente, sono un po’ come una banderuola. Sono arrivato a Milano con una voglia enorme di collaborare, fare cose, partecipare a mille progetti ed imparare ciò che non si può imparare a scuola.

Ad oggi mi trovo a metà del mio progetto di volontariato e tutte le mie idee si sono concretizzate in diverse conoscenze che mi serviranno per il futuro. Sto lavorando in campi differenti:
Prima di tutto, mi sto prendendo cura dei bambini delle donne che frequentano la scuola d’italiano a Casa per la Pace.
Giochiamo con loro e regaliamo l’opportunità ai genitori di studiare la lingua italiana. Sapendo che alcuni di questi studenti non hanno il permesso di soggiorno, contano con poche risorse e a volte non sono mai andati a scuola, le lezioni d’italiano sono molto importanti per loro. Imparano, condividono e costruiscono piano piano una comunità che aiuta loro a ridurre la fatica di abituarsi ad una nuova cultura.
In secondo luogo, sto partecipando alla gestione di un gruppo di giovani “messi alla prova”. Queste persone hanno avuto qualche lieve problema con la giustizia e devono fare lavori di servizio comunitario. Facciamo giardinaggio, pulizia delle strade e dei parchi, babysitting e diamo una mano se c’è qualche evento importante nel quartiere di Corvetto, come potrebbe essere una festa o una mostra sulle diverse storie della gente che ci abita. Il loro contributo rappresenta un aiuto molto prezioso per prendersi cura del quartiere dal punto di vista estetico, igienico e di convivenza.
In terzo luogo, Casa per la Pace ha un gruppo d’intervento nelle scuole dove professionisti svolgono diversi corsi a bambine e bambini e ragazze e ragazzi mirati a combattere la discriminazione e la violenza.

Inoltre, favoriscono la diversità e l’integrazione di persone con culture diverse attraverso il Gioco delle Frontiere e la mostra “Gli Altri Siamo Noi”. Qui, collaboro con il montaggio e lo smontaggio della mostra.
Infine, ho recentemente cominciato a lavorare ad un progetto per ravvivare i terreni non usati di Milano affinché possano diventare zone di vivaio e parchi. Si tratta, in riassunto, di creare delle aree verdi che si autorigenerano, evitando così la morte della biodiversità del suolo. È anche un mezzo per coinvolgere la gente del quartiere e renderle partecipi di questo progetto.
Vi scrivo dalla mia stanzetta di Milano pensando a questo tempo che ho vissuto qui: le mie aspettative e la realtà che si disegna, le vittorie e i fallimenti, gli amici e quelli che non sono così amici, il tempo che scorre e quello che viene. Alzo lo sguardo. È il 27 febbraio. Mi rimangono 195 giorni, 4680 ore, 280.800 minuti, 16.848.000 secondi. I fogli del calendario volano veloci. Alla fine di questa sera, quando lo spettacolo sarà finito, spero di potervi dire che non sono rimasto sul bordo della strada.

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